alla fine è toccato anche a me. volevo rimandare, ma alla fine ci sono andato. no, maliziosi, non si tratta di quello a cui pensate, per quello è successo qualche tempo fa. ho deciso dopo che mio papà ci era andato per la millesima volta in vita sua e mia mamma ci è tornata dopo, boh, vent’anni e hanno dovuto fare pure a leri un po’ di sistemazioni.
nella sala d’attesa (per quelle cose non credo ci sia sala d’attesa, ma mi posso sbagliare…) ho visto la sua foto su fox; spero sia orgogliosa di me che l’ho vista senza neanche comprarlo fox (evitando anche il naso finto consigliato come camuffamento): a proposito, è venuta proprio ma proprio bene, anche se io l’avrei presa meno di profilo, ma quelli sono gusti miei.
e poi ero lì, sdraiato, con delle mani in bocca che ravanavano, occhi che scrutavano, strumenti vari, un puttanaio insomma. non so se la posizione “bocca aperta chez le dentist” abbia qualche derivazione zen, ma a veniva sonno, infatti chiudevo gli occhi, e temevo di addormentarmi… unica roba che vedevo oltre alla mascherina un paio di occhioni marroni, proprio, ma proprio niente male.
poi il responso, che io con nonchalance volevo dribblare, ‘sta cippa: ci rivediamo, quando? facciamo con calma và, un mesetto, tanto mica c’ho fretta, e comunque se mi fai tutto in una volta è meglio. ma magari ti rompi a star lì seduto. no tranquillo, se non fai male io resisto, sono in generale un amante delle sale d’attesa. non dovrebbe far male, ok.
la domanda alla fine di tutto, oltre ad aver pensato a questo libro di Culicchia mentre ero sotto (non in quel senso, anche se non sarebbe stato male, la sedia del dentista è ergonomica, ci si starebbe bene, a me piace l’ergonomicità), è stata: ma un/a dentista quando limona duro con il/la suo/a partner ispeziona gli anfratti della bocca per piacere o per interesse?